Dalla difesa dei beni comuni alle democrazie della terra

In questi anni l’America Latina è stato il laboratorio privilegiato di sperimentazioni sulla difesa, il governo e l’autogoverno dei beni comuni indisponibili al mercato.

Le lotte sociali ed indigene hanno avuto come aggregante la difesa dei beni comuni e la necessità di contrastare accordi commerciali internazionali che scavalcavano le sovranità nazionali. 

Dalla Bolivia dove i movimenti indigeni hanno ridisegnato l’orizzonte dei movimenti globali facendo tornare in mani pubbliche o comunitarie l’acqua e le risorse energetiche. Lo stesso riscatto ha animato la rivolta degli indigeni Quechua in Ecuador, dal Perù allo stesso Brasile, dove le popolazioni amazzoniche e contadine da tempo lottano contro la deforestazione e le colture transgeniche.

Forte si leva anche il grido dei movimenti sociali colombiani contro le violenze rappresentate dagli oleodotti e dai gasdotti che stanno disintegrando l’ecosistema di un paese già ferito dalla guerra. Anche l’esperienza bolivariana in Venezuela è l’affermazione di un movimento che ha saputo dare una coscienza e risvegliare le speranze del popolo dei ranchitos, il popolo degli esclusi. E ancora dal Messico con l’esperienza del EZLN e l’opposizione alla svendita delle risorse energetiche e all’Argentina con la straordinaria esperienza delle lotte contro le miniere.

Da queste esperienze vorremmo partire per disegnare le risposte e le alternative che nascono in stretta connessione con i territori dove forte è la pressione del mercato e della speculazione.

Perchè proprio in quei territori e in quelle comunità è possibile immaginare nuove forme di democrazia e di organizzazione sociale che nasce dall’opposizione ma che a volte crea nuovi modelli di vita comunitaria.

I movimenti indigeni latinoamericani rispondono utilizzando il concetto di buen vivir che ci parla di un ritorno ad un maggiore equilibrio tra l’umanità ed i territori dove viviamo. La nuova Costituzione Ecuadoriana parla invece di diritti oggettivi della natura l’acqua come diritto inalienabile.

Anche nel nostro paese esiste una geografia della speranza dove decine di comunità locali stanno costruendo forme di democrazia partendo dall’opposizione a opere sbagliate e alla mercificazione delle risorse naturali e della vita stessa, criticando anche un modello di sviluppo che favorisce il profitto alle esigenze delle persone e del territorio.

Questo seminario è pensato come uno spazio di confronto tra le realtà che in America Latina come in Europa costruiscono spazi di partecipazione e alternativa nelle e dalle comunità locali, cercando un confronto tra le strategie di resistenza e le proposte verso il superamento dell’attuale modello di sviluppo.

Momento di confronto necessario sopratutto nell’attuale crisi globale economica, finanziaria ed ambientale dove nonostante i limiti ormai evidenti dello sviluppo capitalista i governi continuano ad investire nella costruzione di grandi opere e megaprogetti.

Il seminario sarà anche l’occasione per denunciare le responsabilità delle imprese multinazionali italiane ed europee nella costruzione di megaprogetti e nello sfruttamento delle risorse naturali in America Latina.

 

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